Per Pasqua Il Sabato Santo vi era però un altro rito: le massaie preparavano le uova da benedire ornandole di ramoscelli d’ulivo e le portavano in parrocchia dentro cestini o grandi tovaglioli. Quelle stesse uova sarebbero state consumate sode, a digiuno oppure utilizzate durante il pranzo della domenica: per le minestre, con il riso e con il salame. Soprattutto nei quartieri popolari o in campagna, poi, i bambini le usavano per giocare “a scuzzatt”, ovvero battevano tra loro le rispettive uova sode; colui o colei cui rimaneva in mano un uovo integro risultava il vincitore: voleva dire che il suo aveva avuto il guscio più resistente. Finalmente, poi, arrivava il pranzo domenicale: profumatissimo brodo con tortellini o con passatelli; bollito e salse; per chi poteva, anche l’agnello. E i dolci? Ciambella e zuppa inglese non potevano mancare assolutamente. Per i bambini più fortunati c’erano anche agnellini e ovini di zucchero, che facevano bella mostra nelle vetrine delle latterie. Altro che colombe in tutte le varianti possibili e immaginabili; uova, galline e conigli di cioccolata come oggi!